Thursday, September 25, 2014

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...poi ieri sera ancora una brutta notizia...l'uscita con un'amica per andare a vedere un film si trasforma in uno sviamento verso il luogo in suo compagno ha avuto un non meglio definito incidente...l'arrivo, e l'incidente e' una caduta all'indietro, sanguinamento ma soprattutto una gran botta alla testa. E quindi corsa in ospedale.
Alla fine un po' di punti e un appuntamento per una lastra il giorno dopo.
Ma soprattutto, per me, lo spettacolo di un solido, giovane amore, che dura da piu' di 10 anni e in cui indipendenza e supporto reciproco sono sapientemente mescolati...

Wednesday, September 24, 2014

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Quante possibilita ci sono che lo stesso giorno due persone affiorino - una da un passato mai abbastanza allontanato e una da un presente a singhiozzo - chiedendo aiuto? Due persone che si era sperato potessero essere di supporto. Una intrappolata nel suo paese attanagliato dall'ebola, un'altra incappata nelle maglie perverse del sistema di un paese straniero.
Oggi non e' una bella giornata.
Un uomo, nel proprio paese, costretto a capitolare - la sensazione dell'acqua che super il livello della testa e nessun altro a cui rivolgersi (preferisco credere ed eventualmente sbagliare, che lasciare qualcuno annegare nei propri problemi) - e a chiedere aiuto; un altro, in un paese straniero, che lancia un'ancor piu lancinante - seppur composta, forse rassegnata - richiesta di aiuto.

E io mi ritrovo da sola, in un paese lontano, a gestire queste sollecitazioni di supporto.
E mi dico che in fondo l'idea gia adolescenziale di dover essere forte, di non dover aver bisogno di appoggiarsi a nessuno, non era poi cosi peregrina. Il processo intentato torna utile a volte. O forse ho sbagliato tutto. Ma questo dilemma cos'e' mai, di fronte alla lancinante richiesta di aiuto - tutta contingente - di due uomini dal presente molto meno fortunato del mio?

Minaccia di sciopero all'Istituto Nazionale di Statistica

Ma ti pare che proprio mentre stiamo per mettere le mani su due importanti surveys che ci diranno finalmente cose sul Congo dopo anni di astinenza da dati, i dipendenti della nostra istituzione partner per eccellenza, l'Istituto Nazionale di Statistica, minaccino lo sciopero!
E se sciopero sara, nessuno sara sul posto di lavoro.
Be', in realta non posso che essere contenta se in questo paese sono capaci di fare degli scioperi riusciti! Soprattutto se per una buona causa.
La ragione di questo sciopero mi sorprende un po': pare che tutti i dipendenti dell'INS non ne possano piu del grande capo ('transitorio' da circa quattro anni, ormai, e con il quale e' davvero difficile lavorare) e che proprio oggi abbiano cercato di incontrare il primo ministro per fare loro presente che l'INS e' in ritardo con tutti i progetti e che il capo non li lascia lavorare, accentrando tutto nelle sue mani. Dunque, anche secondo il mio collega, uno sciopero per poter lavorare meglio... Cosa che mi sembra bizzarra come motivo di sciopero... Di solito si sciopera per un aumento salariale, per migliori condizioni di lavoro... Chiedo al mio collega se per caso i promotori non sperino in realta nelle "motivazioni" legate ai vari progetti dei donator. Secondo lui scioperano perche davvero non ne possono piu del loro capo.

Intanto, gli ultimi dati rappresentativi a livello nazionale e provinciali (2010), ancora non sono stati inseriti nella base di dati che l'INS dovrebbe utilizzare per mettere a disposizione dei vari settori delle analisi (per quanto descrittive) sul paese, quindi chissa quanto ci vorra perche le nuove basi vengano inserite e possano essere utilizzare per descrivere l'andamento degli indicatori principali, e dunque l'andamento del paese. Una felicita a meta: nuovi dati presto saranno disponibili, ma il paese non e' pronto a utilizzarli. Una ragione, forse, per essere qui...

I veri eroi di Kinshasa e i piccoli (per non parlare dei grandi) abusi che ogni giorno subiscono.

Tra I miei eroi di Kinshasa ci sono I giovani che passano la giornata ai semafori di la Gombe a vendere giornali, dolciumi, cose varie.
Mi stupiscono di piu - la loro forza, la loro perseveranza e resistenza - dei ragazzini che si appiccicano ai vetri per chiedere qualche franco.
E poi I venditori di strada in generale, tante donne, tanti uomini giovani.

Ora, se la strada non e' molto sicura per un bianco/expat che voglia farsela a piedi (ma ci sono amici che non sono affatto daccordo, per esperienza personale, con questa percezione), non sembra neanche una passeggiata per chi, vendendo sulla strada, cerca di guadagnarsi da vivere.

Gia' settimane fa avevo assistito alla fine di un episodio di abusi da parte delle forze dell'ordine: un casco di banane su un pick up pieno di poliziotti (o qualcosa del genere), qualche banana sparsa a terra e un giovane che dignitosamente le ridispone su un pezzo di stoffa steso a terra, donne scappate a qualche decina di metri, le bacinelle di frutta scomposta a causa della corsa.
Poi qualche giorno fa un omone di fronte a un piccolo stand su un marciapiede, l'impressione che voglia prendere qualcosa con la forza, spintona un giovane, una ragazza fa per mettersi tra I due e mi sembra proprio che si becchi un ceffone.
Qualche mattina fa, l'occupante di una macchina davanti a quella in cui sono io sembra interessato a vari giornali che gli mostra un giovane. Scatta il verde e la macchina avanza, costringendo il giovane a corrergli accanto (insieme a un altro giovane, un collega immagino). A perdita d'occhio. Perche arrivati alla linea del semaforo non riesco piu a vedere se il giovane si stacca di buon grado o e' costretto a mollare la presa a causa della velocita presa dal veicolo. Non e' la prima volta che vedo uomini al volante abusare di venditori di strada.

E allora mi chiedo, ma se I giovani che si guadagnano la vita per strada, vendendo o mendicando, poi a volta si incazzano e attaccano qualcuno che percepiscono come piu' benestante di loro, ma c'e' da stupirsi?! Io non riesco nemmeno a incazzarmi, forse perche' non sono ancora stata vittima, forse perche' so come tutti I migranti siano confusi in un tutto indistinto e minaccioso in Italia, per incazzarmi di essere confusa con tutti gli espat che sono a Kin. Mi stupiscono di piu la forza, il coraggio, la resistenza, di chi ogni mattina continua a caricarsi di fardelli piu' o meno pesanti e si lancia sulle strade di Kinshasa a cercare il proprio mercato.

Una scena da filmare...

Stamattina. Sul viale per uscire di casa. Un'uccellino prende il volo con nel becco un pezzo di busta di plastica piu grande di lui. Che infatti perde subito. L'uccellino riscende alla ricerca del pezzo di busta di plastica, lo riafferra, riprende il volo. Lo perde di nuovo. Mentre un altro uccellino canta su un'inferriata poco lontana, l'altro riatterra di nuovo vicino al pezzo di busta di plastica, lo afferra con in becco e lo strattona un po' di qua e di la muovendo la testa - come per testare la resistenza della presa, direi io. Riprende il volo. Riperde il pezzo di busta di plastica. E cosi avanti per varie riprese. Sarei potuta rimane a osservare la scena per tutta la mattinata. Ma dovevo andare a lavoro. 

Monday, September 22, 2014

Congo (DRC): Kinshasa: Avoid opposition rally on 27 September due to credible risk of unrest

From: Travel Security Online <intlsosandcontrolrisks@travelsecurity.com>
Date: Friday, September 19, 2014 at 17:36
Subject: Congo (DRC): Kinshasa: Avoid opposition rally on 27 September due to credible risk of unrest
International SOSControl Risks
Travel Security Online
19 Sep 2014

Congo (DRC): Kinshasa: Avoid opposition rally on 27 September due to credible risk of unrest
The Union for Democracy and Social Progress (UDPS), Union for the Congolese Nation (UNC) and the Congolese People's Movement for the Republic (MPCR) opposition parties plan to stage a demonstration on 27 September in the capital Kinshasa. The march will proceed from the municipal stadium in Masina to Boulevard Lumumba, Boulevard Sendwe and Boulevard Triomphal (south of the Gombe area), and will end at Place du Cinquantenaire. Should the authorities ban the demonstration or protesters stray away from the approved route, there is a credible risk of localised clashes between protesters and the security forces; travellers should accordingly avoid the march route on the day.
Travel Briefing
The march is less likely to be banned by the authorities than a previous related rally on 13 September, which was prohibited as it coincided with another demonstration in the city. There is also likely to be a higher turnout at the upcoming march, as the protest campaign is supported by key opposition parties, as well as the powerful Conférence Episcopale National du Congo (CENCO), which are wary of President Joseph Kabila's suspected intention to modify the constitution to allow him to run for a third term in 2016.
The proposed rally route means its impact on Kinshasa's main business district is likely to remain limited; however, it may result in some disruption on Boulevard Lumumba, the main road leading from the city centre to N'Djili International Airport. The security forces can be expected to use heavy-handed tactics if participants attempt to deviate from approved routes, and resultant clashes could pose incidental risks to bystanders. Travellers should therefore plan routes circumventing the march, allow ample time for travel in Kinshasa on the day and identify alternative routes for journeys to airport, should any detours be required.
Outlook
The influential CENCO group has, on several occasions in the past few months, expressed its opposition to any modification of Article 220 of the constitution, which limits the number and duration of presidential mandates. Should the government call a referendum on potential amendments, protests could grow in scale in the next few months, particularly in UDPS and the UNC strongholds in Kinshasa, such as Limete – where the UDPS headquarters is located – and Masina. Government spokesman Lambert Mende on 18 September stated that the authorities did not rule out seeking a constitutional revision, but that any related referendum would be held concomitantly to local elections scheduled for 2015.
Background
Interior Minister Richard Muyej and National Assembly Speaker Aubin Minaku suggested in July that a constitutional revision would be in the interest of the people if supported by a popular referendum. In recent months, the authorities have adopted a tough attitude towards the opposition, disrupting some UNC meetings; a UNC leader was arrested after a protest march on 4 August for criticising Kabila.
Several activists were injured and others were arrested on 13 September when the security forces used tear gas to disperse an unauthorised opposition gathering in the Gombe area. The police used similar measures to break up related gatherings in Butembo (North Kivu province), Bukavu (South Kivu province) and Masi Manimba (Bandundu province). The government has also reacted strongly to CENCO's rejection of constitutional amendments.
Travel Advice Summary
  • Normal travel can proceed.
  • Avoid the vicinity of the opposition march on 27 September to mitigate the risk of exposure to incidental violence. In the event of encountering a large crowd of protesters or security forces personnel, quickly but calmly relocate to a secure location and remain there until the situation stabilises.
  • Be flexible in your itineraries and, in particular, be ready to use an alternative route to reach N'Djili International Airport the day as the rally may disrupt travel on Boulevard Lumumba. Allow ample time for journeys through the city.
  • Carry relevant identification and treat the security forces with caution and respect.
  • Register with your embassy and relevant warden networks.

Fine settimana di catch congolese e tanta musica


Thursday, September 18, 2014

Nascere in Africa. Nonostante tutto, nonostante l'Ebola

Stamattina ho sentito su RFI che una donna malata di Ebola ha partorito in un centro in Guinea forestale, la' dove pare che l'epidemia che sta colpendo l'Africa Occidentale sia iniziata.
E' un evento eccezionale perche' le donne incinte colpite dall'Ebola di solito perdono il proprio bambino.
Per me e' sempre piu' incredibile constatare la forza inevitabile della vita, qui, almeno tanto quanto la forza inevitabile della morte...

Morire in RDC 2 - L'Ebola e la gestione del lutto

Ogni comunita ha i suoi riti per la gestione del lutto.
A Boende (Equateur, RDC) forse e' considerato inaccettabile che un morto, per quanto morto di Ebola, sia trattato dal personale di una organizzazione umanitaria e riposto in un sacco e poi in un sarcofago. E poi chissa. La famiglia, i giovani del villaggio, sono capaci di rivendicare violentemente il loro diritto di celebrare il rito funebre secondo le proprie tradizioni, di elaborare il lutto a modo proprio.
Ora, queste tradizioni non e' chiaro a quando risalgano. Quanto siano tradizioni locali centenarie o che ruolo giochino le sette avventiste e simili. E' difficile comprendere, dall'esterno, perche coloro che accompagnano i cortei funebri sembrino a volte dei folli, quasi prendano un piacere vizioso nella celebrazione della morte, perche si siubriachino e si droghino. A me sembra che i funerali - piu' che i matrimoni, che non sono numerosi proprio perche costosi, e comunque evitabili, non come la morte - sono tra le poche occasioni, presso comunita povere, in cui non si puo badare alle spese, in cui una famiglia si deve arrangiare per onorare degnamente la memoria di chi e' appena partito. E quindi, per i convenuti, di approfittare di alcool servito in abbondanza e gratuitamente, in cui affondare tutte le disperazioni di una vita dura.
L'Ebola complica tutto. Tutto a un tratto il morto non si puo' piu' toccare, abbracciare. Gente vestita di bianco si occupa dei malati e dei sospetti. Coordinati spesso da gente di pelle bianca. E tutta la concitazione di occuparsi della malattia fa dimenticare forse di occuparsi di tutto il resto della comunita, di prepararla a gestire il lutto in modo appropriato per evitare nuovi contagi. E il sospetto che siano proprio quelli che vengono a curare a portare, infatti, la morte, lacera il delicato equilibrio tra i cittadini e un sistema sanitario drammaticamente debole...

Morire in RDC 1 - Anche il lutto e' complicato qui...

Qualche giorno fa e' morto a Lubumbashi il marito della petite soeur de madame (della sorella piu' giovane della moglie) di un collega. Pare che sia morto per una complicazione di una malaria che sia lui che il suo dottore avrebbero sottovalutato. L'uomo, che viveva con moglie e figli in Sud Africa, era in visita a suo fratello.
Ora, sua moglie e' riuscita ad arrivare a Lumumbashi molto prima di quanto suo padre non sia riuscito a partire da Kinshasa. Pare che stiano lavorando alla pista dell'aeroporto di Lubumbashi, per cui dopo il volo commerciale del lunedi, il volo successivo e' solo il venerdi. E trovare un posto su questi voli non e' affatto facile. L'uomo e' riuscito ad avere un biglietto (uno dei posti riservato tipo alle autorita) di sola andata per 700 dollari grazie a delle connessioni. Con il rischio comunque di non riuscire a partire. Con gente che e' andata a casa sua ad offrirgli 800 dollari per lo stesso biglietto. Qui volare non e' ovvio nemmeno per chi ha i soldi per poterselo permettere. Il mio collega si era attivato per trovare un biglietto per sua moglie che avrebbe voluto disperatamente andare a Lubumbashi per confortare la sorella, ma e' stato impossibile per lui trovare un biglietto.
Nel frattempo ieri sera l'uomo e' stato interrato. Pare che la famiglia del fratello piccolo non se la sentisse di prolungare la veglia gia' durata cinque giorni fino a sabato, e pare che si siano accordati con il capo famiglia per l'interramento. La famiglia presente qui a Kinshasa si e' riunita per togliere il lutto. Una volta che il padre del defunto sara arrivato a Lubumbashi, la famiglia dovra prendere delle decisioni. Chi si occupera della scolarizzazione dei tre orfani, ad esempio. La petite soeur lavora in Sud Africa, ma da sola non ce la farebbe a supportare tutta la famiglia. I familiari della petite soeur sono in Sud Kivu, ancora piu' impossibile per loro poter raggiungere la vedova. Che comunque non sara sola, perche' qualche membro della sua famiglia e' a Lubumbashi. Per fortuna che, grazie all'estensione delle famiglie, almeno, c'e' sempre qualche familiare nei paraggi.

Tuesday, September 16, 2014

La manifestazione mancata di sabato...

L'opposizione ha cercato di organizzare sabato scorso una manifestazione per opporsi ai tentativi di cambiamento della costituzione, con l'obiettivo principale di permettere all'attuale presidente di candidarsi di nuovo.
La manifestazione non e' stata autorizzata dal ministero dell'interno che ha dichiarato di non poter assicurare la sicurezza dei manifestanti. Ma che e' poi riuscito a dispiegare una massiccia presenza della polizia per disperdere i manifestanti che comunque si erano recati all'appuntamento e cercavano di raggrupparsi.


http://radiookapi.net/actualite/2014/09/13/kinshasa-vital-kamerhe-denonce-la-dispersion-de-la-marche-de-lopposition/

Kinshasa: Vital Kamerhe dénonce la dispersion de la marche de l’opposition

septembre 13, 2014, | Denière mise à jour le 13 septembre, 2014 à 8:40 | sous Actualité, La Une, Politique. Mots clés:         
 
 
Vital Kamerhe  devant la presse après le dépôt de sa candidature pour la présidentielle 2011, le 7/09/2011 au bureau de réception et de traitement des candidatures à la présidentielle à  Kinshasa. Radio Okapi/ Ph. John Bompengo
 
Vital Kamerhe devant la presse après le dépôt de sa candidature pour la présidentielle 2011, le 7/09/2011 au bureau de réception et de traitement des candidatures à la présidentielle à Kinshasa. Radio Okapi/ Ph. John Bompengo
Les dirigeants des partis politiques de l’opposition dénoncent «la brutalité» avec laquelle les forces de l’ordre dispersent les manifestations publiques en RDC. Selon eux, l’intervention de la police contre la marche prévue samedi 13 septembre à Kinshasa a fait des arrestations et des personnes blessées. L’un de ces leaders, Vital Kamerhe, président de l’Union pour la nation congolaise (UNC) dit protester contre cette attitude et demande aux autorités de respecter les dispositions constitutionnelles relatives aux manifestations publiques.

Intervenant sur Radio Okapi samedi dans la soirée, Vital Kamerhe a déclaré:
«Nous avions écrit au gouverneur de la ville conformément à la loi relative aux manifestations en date du 4 septembre pour protester contre la révision de la constitution. Et aujourd’hui, ils ont mis un dispositif de la police dans tous les coins. Malgré ça, ils ont été mis en échec par la population au niveau de l’hôtel Memling. C’est à ce moment là qu’on a lâche des bombes lacrymogènes et des balles réelles
Concernant le bilan de cette journée, l’opposant a indiqué que les évaluations étaient encore en cours. «Mais, nous devons être honnêtes : il y a eu un blessé grave que moi j’ai vu personnellement au niveau de l’hôtel Memling», a-t-il poursuivi.
Pour le leader de l’UNC, pareille brutalité n’aide pas le pays à aller de l’avant. Cliquez ci-dessous pour l’écouter:
La marche de l’opposition n’a pas eu lieu comme prévu ce samedi à Kinshasa. Quelques militants qui ont tenté de se regrouper au centre-ville de Kinshasa ont été dispersés par les policiers qui ont quadrillé, tôt le matin, la Place Gare centrale, le lieu où la marche devait débuter.
Un dispositif important a été déployé depuis tôt le matin aux environs du boulevard du 30 juin pour empêcher cette manifestation. Le ministre provincial de l’Intérieur de Kinshasa, Emmanuel Akweti, a affirmé n’avoir pas autorisé la tenue de cette marche pour des raisons d’organisation.
Lire aussi sur radiookapi.net:


http://www.rfi.fr/afrique/20140913-rdc-manifestation-opposition-muselee-forces-ordre-consitution/

RDC

Manifestation de l'opposition muselée par les forces de l'ordre en RDC

mediaL'opposition se mobilisait contre une éventuelle réforme de la Constitution voulue par le gouvernement.radiookapi.net
A Kinshasa les forces de sécurités ont été massivement déployées aux abords de la gare centrale et dans le centre ville de la capitale congolaise. Elles ont dispersé des dizaines d'opposants qui ont tenté de manifester contre une éventuelle réforme de la constitution. Celle-ci supprimerait la limitation des mandats présidentiels en République démocratique du Congo.
Finalement, il n'y avait pas de banderole ni de marche. La manifestation n’a jamais pu avoir lieu. Dès 9 heures du matin, les manifestants arrivaient par petits groupes de 10 à 50 personnes mais le moindre regroupement  était systématiquement et énergiquement dispersé par la police déployée dans tout le centre-ville.
Une grenade lacrymogène a même été tirée pour disperser des manifestants qui tentaient de se regrouper près d’un hôtel. Pendant un peu plus d’une heure, les forces de l'ordre et les opposants ont joué au chat et à la souris avant d’abandonner la partie.
Une manifestation interdite
L’opposition avait annoncé sa marche depuis des semaines et dit avoir notifié les autorités de la ville. Mais vendredi soir, en début de soirée le ministre provincial de l’Intérieur de Kinshasa, Emmanuel Akweti, a finalement demandé aux organisateurs de s’abstenir.
Il a estimé ne pas être en mesure de garantir la sécurité des manifestants, sachant qu’un autre rassemblement devait se tenir ailleurs le même jour. Mais du côté de l’opposition on s’interroge : pourquoi avoir déployé autant de policiers pour empêcher la marche plutôt que de les utiliser pour encadrer cette fameuse manifestation ?
En fin de compte, les organisateurs, parmi lesquels l'UDPS, le premier parti d’opposition et l’UNC, la 3ème force d’opposition au Parlement ont regretté cette interdiction et dénoncé une dizaine d’arrestations de manifestants. Ils ont promis d’organiser une nouvelle marche dans les semaines à venir pour de nouveau marquer leur opposition à toute tentative de modification de la constitution.
à Bukavu, la manifestation a aussi rapidement été dispersée

A Bukavu, c’était une manifestation spontanée : les gens venaient en petits groupes mais nous n’avons pas pu résister à la police… il y avait des policiers armés jusqu’aux dents qui ont dispersé les manifestants à coup de matraque...
Roger Mastaki: Nous n'avons pas pu résisterLe président fédéral du l'UDPS (opposition) est au micro de Taisé Moreira 14/09/2014 - par RFI écouter

Prime piogge

La notte tra sabato e domenica abbiamo avuto le prime piogge a Kinshasa. Credo che tutta la citta' sia stata svegliata dalla Potenza della pioggia, visto che la pioggia ha svegliato persino me ;)

In questo momento, alle 10 del mattino, nel mio ufficio e' cosi buio che temo che dovremo accendere la luce. Direi che si sta preparando un gran bel temporale diurno...

L'art explose à Kinshasa

http://www.parismatch.com/Culture/Art/L-art-explose-a-Kinshasa-593204

République démocratique du Congo
L'art explose à Kinshasa
« OzoniSation », c’est le nom de la performance de Julie Djikey. Boîtes de conserve en guise de soutien-gorge, corps enduit d’huile de moteur et de cendre de pneus brûlés.
© Pascal Maître

Le 14 septembre 2014


Elle avance nue, le corps enduit d’un mélange d’huile de vidange et de cendres. En guise de soutien-gorge, des filtres pour moteurs. Sur le dos, un réservoir d’essence. Entre les mains, un volant relié à une petite voiture faite de bric et de broc qu’elle pilote dans les embouteillages de Kinshasa, la capitale de la République démocratique du Congo, un monstre de 10 millions d’habitants. Julie Djikey est une jeune photographe et performeuse. Elle a baptisé son show « OzoniSation ». Curieusement, les passants ne se scandalisent guère. Sculpteur à Brazzaville, de l’autre côté du fleuve, Sigismond Kamanda Ntumba Mulombo souligne le lien profond du travail de Julie avec la tradition. Il rappelle qu’au Kasaï, « la femme adultère repentie faisait amende en arpentant nue le village », et que « les patientes atteintes de maladies psychosomatiques paradaient enduites de pigments végétaux ».

Fuyant la misère et la guerre civile, ce sont aujourd’hui plus de 380 ethnies qui peuplent « Kin ». Chacune respecte ses rites. Ce qui ne les empêche pas d’en faire des spectacles. Les danseurs de Kpou Ambitri – visage peint en blanc avec des points rouges, pénis enveloppé de paille – se produisent aussi bien lors de cérémonies tribales qu’à l’occasion de festivals populaires où ils se font payer. Proches des milieux d’avant-garde ou simples exécutants de chorégraphies millénaires, ils savent qu’ils ne peuvent échapper à leurs origines. « Notre art, répètent les uns et les autres, ne sert qu’à une chose, contenter nos ancêtres pour qu’ils nous protègent dans cette vie qui ne nous offre aucune protection. » Dans ce pays, l’un des plus pauvres du monde, l’économie informelle représente 80 % du PIB. Pour trouver le franc quotidien, il faut déployer une énergie folle. Toujours être en éveil, en mouvement, pour dégotter la combine, l’arnaque. L’art fait partie de cette stratégie de la survie.
Pierre Bodo (assis) au milieu de ses toiles, avec ses fils, Amani et Bodo fils (au centre), peintres eux aussi.© Pascal Maître

Vieux baroudeur de l’Afrique profonde, le photographe Pascal Maitre a été emporté par le dynamisme des artistes kinois : « Ils gambergent très loin parce qu’il leur faut se démarquer. C’est la seule condition pour qu’on te remarque, que tu attires un public et puis, peut-être, un producteur. » L’art africain contemporain explose. La première foire qui lui a été consacrée, à Londres, à l’automne 2013, ne mentionnait même plus son origine géographique, se contentant comme intitulé d’un énigmatique « I.54 ». Un continent, 54 pays. L’Afrique se réveille. A Kinshasa, on est fier d’être à l’origine de ce renouveau qui s’offre des expérimentations délirantes tout en demeurant très ancré dans le quotidien et l’imaginaire locaux. « Tout commence en 1970, avec l’exposition “Art partout” », explique André Magnin, le directeur artistique de la Contemporary African Art Collection, la collection privée de Jean Pigozzi, héritier d’une célèbre marque automobile française.
« Après les années 1960 et l’indépendance, poursuit Magnin, l’exercice des arts n’est plus l’apanage des élèves de l’Académie officielle. La critique découvre un genre particulier, le fruit de jeunes artistes soucieux de l’environnement et de la mémoire collective. Ils produisent une nouvelle forme de peinture figurative mettant en scène la vie quotidienne. Toute la population s’y reconnaît. » Ils se revendiquent « artistes populaires ». Plusieurs sont devenus des stars mondiales. Chéri Samba, 57 ans, a commencé comme peintre d’enseignes publicitaires, puis est passé à la bande dessinée avant d’inventer la peinture « à bulles ». Des textes viennent renforcer la portée sociale de son message : « Mes racines, c’est le peuple. »
Il accroche régulièrement ses tableaux sur la façade de son atelier. La population kinoise prend l’habitude de venir commenter l’« actualité » qu’il traite avec des couleurs vives et un sens éminent de la satire. En 1982, Jean-François Bizot, le fondateur de Radio Nova, l’invite à Paris. En 1989, Chéri participe à l’expo culte organisée à Beaubourg et à la Villette, « Magiciens de la terre ». Depuis, il a exposé partout. Il s’est mis en scène avec Picasso, histoire, dit-il, de rendre hommage à tous les peintres anonymes africains pillés par le cubisme. Il n’hésite pas à déclarer : « Je ne crois pas être si loin de Michel-Ange. » Moke, né en 1950, se définissait comme le « peintre reporter de l’urbanité ».
Scènes de bar, rencontres galantes, fêtes, disputes, transports publics, cérémonies, André Magnin parle d’« une culture populaire dans toute sa vigueur, effervescente, chahuteuse, drôle et parfois amère ». Moke est mort d’une crise cardiaque en 2001. La veille, il buvait une bière avec son vieux pote Chéri Samba. « Se démarquer, se faire remarquer », Chéri Chérin en est le champion. Ce plasticien a débuté sa carrière artistique avec la Sape (Société des ambianceurs et des personnalités élégantes). Au pouvoir de 1965 à 1997, le dictateur Mobutu, en proie à une crise d’anti-occidentalisme, a voulu imposer aux hommes le port de la veste à col Mao et manches courtes – l’« abacos », pour « à bas le costume ».

« Ces artistes l’aiment toujours, leur bidonville de ville ! »

En réaction, des jeunes Kinois ont décidé de se saper comme des dandys extravagants. Trois-pièces signés des meilleurs tailleurs de Savile Row ou de Milan, Weston ou Berluti aux pieds, le tout obtenu par des combines plus ou moins avouables, les « sapeurs » ont accédé très vite à la célébrité mondiale. Certains en ont tiré profit. Cherin, lui, y a trouvé son nom : Créateur Hors (série) Expressionniste Remarquable INégalable (CHERIN). Les maquettes géantes de villes futuristes que Bodys Isek Kingelez réalise avec des matériaux de récupération (carton, Plexiglas) valent aujourd’hui des dizaines de milliers de dollars. Bien qu’il se soit longtemps ressourcé dans son village natal, Kingelez, qui rêve d’« améliorer la vie jusqu’au merveilleux », s’éloigne délibérément des représentations que trop de gens ont encore, d’après lui, du continent noir.
Le peintre Pierre Bodo est de la même génération. Les plus grands musées ont montré son travail : Grimaldi Forum de Monaco en 2005, Guggenheim de Bilbao en 2007. Il dit s’inspirer uniquement de ses rêves, « de façon à ne plus me fixer sur des sujets spécifiquement africains ». Il veut « s’adresser au monde entier ». Et pourtant, un de ses principaux thèmes est la sorcellerie, qu’il dénonce. Face aux turpitudes du destin (guerre, sida, malnutrition), le retour de la chasse au Malin s’est imposé pour le plus grand plaisir des sectes évangélistes (protestantes) ou charismatiques (catholiques) qui en ont fait un business juteux. Depuis les années 1990, ce sont les enfants qui font les frais de leurs « cures de nettoyage des âmes ». Trop pauvres pour les nourrir, de nombreuses familles les accusent de leur porter la poisse. Pointés par les pasteurs comme des « enfants sorciers », ils sont chassés de chez eux. Ils seraient une trentaine de milliers dans les rues de « Kin ». A peine sortis des jupes de leur mère, beaucoup acceptent leur rôle de coupable sacrificiel.
« La nuit, j’ai 30 ans et j’ai 100 enfants », confie un bambin. Qui ajoute : « J’ai aussi tué tous les enfants pas encore nés de ma mère. » C’est un véritable maléfice qui s’est emparé de la cité en ruine. « Presque tous ces mecs [les artistes reconnus] ont peur d’être empoisonnés par leurs proches », explique Pascal Maitre.
Au centre, le catcheur Mwimba Texas, célébrité du ring et défenseur de la cause des albinos, accusés d’être des sorciers et victimes d’une forte discrimination.© Pascal Maître

Exceptionnel sculpteur ne travaillant qu’avec des petites cuillères de métal glanées par les enfants des rues, ardent défenseur de la cause des femmes violées, Freddy Tsimba, 47 ans, évite de manger avec sa famille. Chéri Samba ne sort jamais de chez lui. Pareil pour l’« architecte-maquettiste », fervent admirateur de la culture américaine, qui revendique son mépris pour les folles nuits de Matonge, le quartier chaud qui a fait la réputation festive de la capitale de la RDC : « Vous ne pouvez pas penser le futur quand la musique est aussi forte. » Mais ils l’aiment toujours, leur bidonville de ville ! Sinon, pourquoi y resteraient-ils ? Ils ont de l’argent maintenant, un maximum de contacts dans les pays riches. Ils sont « accros » à « Kin ». A sa rage de survivre, son ironie bravache face aux sales coups, l’intensité de ses fêtes dès qu’il s’agit de célébrer un bon moment. Kinshasa, ses mirages, ses miracles.
Rachel Mwanza s’est retrouvée à la rue à l’âge de 10 ans. Elle se prostituait quand elle a été choisie pour participer à un documentaire sur les enfants de la rue. Un metteur en scène canadien, Kim Nguyen, tombe sur le reportage. Il prépare une fiction sur les enfants soldats, « Rebelle ». Rachel sera sa principale interprète. En 2012, à 15 ans, elle décroche, à Berlin, l’Ours d’argent de la meilleure actrice.
En 2003, Ricky était un sans-abri qui traînait avec une bande de handicapés. La poliomyélite continue à faire des ravages en Afrique. Il est un peu plus vieux que ses copains qui le surnomment « Papa Ricky ». Ils bricolent vaguement de la zik, mixant de la rumba avec des rythmes reggae et funk. Et puis, ils se lancent. Ils n’ont vraiment rien à perdre. Ils appellent leur groupe le Staff Benda Bilili, ce qui veut dire en lingala « Regarde au-delà des apparences ». Sur les huit musiciens, cinq se déplacent avec des béquilles ou en chaise roulante. Ils ont bricolé un instrument, le « satongé », une boîte de conserve reliée à un arc en bois. « Des sonorités de l’au-delà », s’exclameront les critiques quand le succès viendra. Très vite. Ce sont les pionniers de la « tradimusique ». Suivront Basokin, Konono N° 1, Handi-Folk. Ils répétaient au zoo de Kinshasa. Cinq ans plus tard, les Benda Bilili jouent sur la Croisette pendant le Festival de Cannes. Dans la foulée, ils sortent leur premier album : « Très très fort ». Chéri Samba insiste : « L’art doit changer la vie. »

Jusqu’au 2 novembre à la Maison européenne de la photographie.

Sadi dimanche acoustique - Morinho ('Le voyou de la republique')

Interessante cantautore, testi politici accompagnato solo dalla sua chitarra...domenica insisteva nel parlare Lingala e non voler parlare francese, I miei amici mi dicevano che e' una novita'...magari ancora una presa di posizione politica...
A un certo punto gli si e' fatto accanto un eccezionale polistrumentista con oggetti riciclati...incredibile I suoni che riusciva a produrre con una piccola bottiglia di plastic accartocciata, o con dei tubi flessibili di plastica... Pare sia un ottimo batterista.

Week end culinario - cucine dal mondo

Per tutti gli amici che si sono stupiti quando ho raccontato che appena arrivata ho trovato un bel gruppo di (soprattutto) italiani, che sono stati fondamentali per il mio 'acclimatamento' a Kin...be', purtroppo vari sono partiti dal Congo o sono in giro per il paese, e per fortuna ho dei super colleghi!!!
Il fine settimana passato e' stato denso di inviti: venerdi sera cena coreana - una deliziosa scoperta! - e sabato pranzo (alle cinque!) Senegalese!!!!!! Ero troppo felice! E' stato stranissimo sentirsi a casa aspettando per ore che un ottimo thiebou dieun fosse servitor!
E non poteva mancare la cucina Congolese! Domenica abbiamo fatto una passeggiata fuori porta verso una fattoria sostenuta dall'ong per cui lavora un'amica, e immersi nella tranquillita' (be', in realta' c'era l'immancabile musica di sottofondo di un sito turistico (?!?!) poco lontano) abbiamo gustato pesci di fiume grigliati e le verdure dell'orto - letteralmente raccolte qualche minute prima di finire in pentola, dal produttore al consumatore!!! 

Che luna...

all'inizio della settimana scorsa (sono un po' in ritardo con l'aggiornamento, qui...) la luna era incredibilmente bella nel cielo di Kinshasa...lunedi me la sono vista spuntare, gigante e luminosissima, proprio dalla finestra di fronte la mia scrivania, ancora in ufficio... E il giorno dopo era di un rosso drammatico...

Sempre piu' mi rendo conto dell'effetto benefico che luna e acqua hanno su di me...

Wednesday, September 3, 2014

Persepolis


...sotto il cielo di Kinshasa, con una calda mezza luna arancio...film sempre bellissimo...





Persepolis - The making of: https://www.youtube.com/watch?v=7jhHUb2Lk0w


 

Monday, September 1, 2014

Un'altra morte che non fa notizia...

Mentre si diffonde il panico da Ebola in tutto il mondo, mentre paesi africani chiudono le proprie frontiere a altri paesi africani - a altri uomini donne e bambini africani - mentre si contano uno per uno le centinaia di nuovi infettati, migliaia di persone continuano a perdere la propria vita nel continente africano a causa di malattie piu banali e meno minacciose...malaria, diaree, febbri varie, malnutrizione, incidenti, parto...morti non contaggiose, e che per questo non fanno paura a nussuno.

Oggi un altro piccolo cuore ha smesso di battere a Kinshasa. Un bambino nato troppo presto, con un'aorta non abbastanza sviluppata. Troppo piccola anche nel suo corpo piccolissimo. La sua famiglia ha cercato aiuto, in una catena sgarrupata di solidarieta si e' cercato di fare qualcosa perche la diagnosi dell'ospedale in cui il bambino e' nato fosse confermata da un altro cardiologo in un ospedale che ogni anno riesce a far partire una manciata di bambini verso l'Italia perche ricevano cure che qui a Kinshasa non sono disponibili. Diagnosi confermata, procedure avviate...ma non e' facile spedire un bambino a farsi curare fuori dal Congo...la salute costa cara per un piccolo Congolese e un'operazione che sarebbe ovvia e a carico del sistema sanitario nazionale nel caso di un bambino italiano, diventa un percorso a ostacoli per un bambino che per puro caso e' nato in un paese sfigato come il Congo... E quindi, proprio quando sembrava che il bambino si stesse stabilizzando e si potesse spostare dalla terapia intensiva alla neonatologia, e' morto...

Un altro bambino e' morto e questa isteria dell'Ebola mi fa incazzare ancora di piu'. Qui la gente muore ogni giorno perche' non riesce a curarsi nemmeno le malattie piu' banali. Ma queste morti banali non fanno notizia.

Questo non è un Paese per giovani



Temo che l'immagine di Renzi cominci a risultare inadeguata per raffigurare il Paese. Troppo "giovane" e "giovanile". Troppo spavalda e, perfino, esagerata. Rispetto a un Paese che sembra viaggiare - e guardare - in direzione contraria. Cioè, verso il passato. Perché l'Italia mi sembra un Paese sempre più rassegnato. Che ostenta un ottimismo triste, attraversato da rabbia diffusa.

E' un Paese di pensionati, con tutto rispetto per chi la pensione se l'è guadagnata, dopo anni e anni di lavoro. Però, è difficile non rilevare le tensioni continue intorno al sistema pensionistico. Dal punto di vista sociale e politico. Perché l'età di accesso alla pensione si è "allungata", per contenere il costo della previdenza pubblica, in una società sempre più vecchia. Dove i pensionati sono oltre 7 ogni 10 occupati. Ma, in questo modo, l'ingresso nel mercato del lavoro per i più giovani si è ulteriormente ristretto.

Così la generazione dei padri - e, talora, dei nonni - sessantenni vorrebbe andare in pensione. Ma non ci riesce. Neppure quando il governo, come ha fatto nelle scorse settimane, lo prevede. Ad esempio: per gli insegnanti (cosiddetti) "quota 96". Che a 61 anni abbiano maturato 35 anni di contributi. Perché, dopo l'annuncio, si scopre che non ci sono le coperture, le risorse. Un po' com'è avvenuto per gli "esodati". Un'invenzione linguistica. Participio passato di un verbo che non c'è. Coniato per significare quelle persone sperdute, in "esodo" verso la pensione. Ma rimasti per strada. Pre-pensionati senza pensione. A causa di im-previsti legislativi. Esistono ma non si vedono. Sono "pensionandi". In attesa che lo Stato trovi le risorse per "pensionarli" davvero, dopo la chiusura anticipata del rapporto di lavoro, negoziata con l'impresa.

D'altronde, l'Italia è un Paese schiacciato dalla spesa pubblica. Dal debito pubblico. Nonostante che il pubblico impiego sia in costante calo. Il 7% in meno negli ultimi 5 anni. Ma circa il 20%, per quel riguarda gli statali. Con l'esito, paradossale, che la spesa pubblica non è calata. Al contrario. Perché, come ha annotato Tito Boeri, alcuni giorni fa su queste pagine, "gli stipendi pubblici in meno si sono trasformati in pensioni in più da pagare, sempre a carico del contribuente".

Questo Paese di esodati, pensionandi e aspiranti pensionati, come può avere e, prima ancora, "immaginare" il futuro? Al massimo: il presente. Ma, più facilmente, il passato prossimo. Nell'Italia di oggi, nonostante Renzi, il futuro: è ieri. Al massimo, stamattina. D'altronde, non per nulla, questo Paese per vecchi, come io stesso ho rilevato altre volte, sta perdendo e ha già perduto i suoi giovani. Che sono pochi e sempre di meno, visto che i tassi di natalità, in Italia, sono fra i più bassi dell'Occidente. Mentre i tassi di occupazione giovanile scendono e quelli di disoccupazione crescono continuamente.

I giovani: sono "esodati" anche loro. Visto che si contano circa due milioni di Neet, un altro neologismo per significare una popolazione fuori dalla scuola e dal lavoro. Dunque, anch'essa s-perduta. Tra le pieghe dell'impiego temporaneo e informale. Protetta dalle famiglie, che offrono loro un ancoraggio, in attesa di una stabilità imprevista e imprevedibile. I giovani. Se ne vanno dall'Italia, se e quando possono. Sempre più numerosi. In particolare, durante i corsi di laurea. Utilizzano l'Erasmus, programma che prevede alcuni mesi di studio presso università straniere in convenzione con quelle italiane. Ma poi, dopo la laurea, ripartono di nuovo. Proseguono la loro "formazione" in altre università straniere. E spesso trovano impiego. Altrove. Perché l'Italia è un Paese di pensionati dove i giovani "esodano". Soprattutto i "laureati". Che sono sempre meno. Il 20% della popolazione fra 25 e 34 anni. Cioè, la metà della media Ocse. D'altronde, il saldo fra giovani laureati che escono e vengono, in Italia, è negativo (-1,2%, secondo un Rapporto di Manageritalia). Il peggiore della Ue.

Così, siamo diventati un paese di vecchi, attraversato da inquietudini e paure. Perché, quando si invecchia, crescono e si diffondono anche le paure. E ci si difende dagli altri, chiudendosi in casa. Guardando tutti con crescente sospetto. In Italia, più di due persone su tre diffidano di chi hanno di fronte (Oss sulla Sicurezza, Demos-Oss. Pavia-Fond. Unipolis). Perché ci potrebbero "fregare". In particolare, preoccupano - e spaventano - gli stranieri che affollano l'Italia, in numero crescente. Perché sono tanti, sempre di più, quelli che arrivano. Con ogni mezzo. In particolare, dal Nord dell'Africa. Non per "piacere", ma spinti da paure ben più immediate e drammatiche delle nostre. Le guerre, la fame, i conflitti. Fuggono dal loro mondo che è lì, a un passo dal nostro. E intraprendono viaggi brevi ma, spesso, infiniti. Perché finiscono in modo tragico. In fondo al mare. Ai nostri mari che assomigliano a cimiteri liquidi, dove si depositano, a migliaia, i corpi di migranti che tentano di scavalcare il muro che li separa da noi. Il Mare Nostrum che ormai è divenuto un Mare Mostrum. Quel tratto di mare: è un muro, una barriera. Costruita con le nostre paure, per difendere la nostra solitudine, la nostra vecchiaia infelice. Per coltivare la nostra indifferenza.

Noi, l'estremo confine d'Europa. Ultima frontiera di una civiltà senza più civiltà. Senza più pietà. Senza più futuro. Perché se fai partire i tuoi giovani (più qualificati) e tieni lontani quelli che vorrebbero entrare, dal Sud ma anche dall'Occidente, i poveri e i disperati, ma anche i più istruiti e specializzati: che futuro vuoi avere? Al massimo un passato. Sempre più incerto, anch'esso. E annebbiato. Come la memoria.
Per questo la rappresentanza, o meglio, la "rappresentazione" offerta da Renzi, oggi, mi appare inadeguata. Troppo giovane e giovanile. Troppo giocosa. Rispetto al Paese: rischia di proporre uno specchio deformante. Difficile predicare la "crescita" se siamo in "declino" - demografico. Se i giovani sono pochi e quando possono se ne vanno. Non basterà, di certo, un gelato a farli rientrare. Né a farci ringiovanire tutti. Più facile, piuttosto, che lui, il premier, rispecchiandosi nel Paese, invecchi presto.


01 settembre 2014

Domenica al SADI


Gita fuori porta al fiume


Miscelaneous


Zongo