Oggi sono cosi frustrata e incazzata...
Ancora non riesco a capire come poter aiutare una persona che e' in un casino perche' africano fuori dall'Africa, che da skype si riaffaccia una vecchia conoscenza e la sua tragedia (personale e del suo paese) di africano intrappolato nell'Africa dell'ebola...
...e un mio collega mi dice che un ministero qui chiede il nostro supporto per vedere come meglio spendere 900.000$ di un grant in tre mesi per uno studio sulla vulnerabilita...
...ma dico, posso mai non essere incazzata nera furiosa?!
Chissà cosa prova il suonatore, quando accarezza i tasti o pizzica le corde del suo strumento.
Lo vediamo spesso ad occhi chiusi, l’espressione lontana, come fosse in un altro mondo.
Ed in un altro mondo ci porta, con le melodie che sparge intorno a sè.
Mi sono sempre chiesta come faccia a tirar fuori da uno strumento tanta meraviglia, io che con le mani non so fare nulla.
E lo invidio.
Lui con le mani sa far sognare, tanto che i sogni sembrano veri.
Sa unire la gente, quella più diversa, quella più lontana.
Non c’è competizione fra gli ascoltatori, si ascolta, ci si commuove, ci si diverte. Tutti assieme.
A teatro, negli stadi, per la strada.
Chissà cosa si sono detti, il suonatore e l’anziana signora.
Qualsiasi cosa fosse, ha strappato ad entrambi un sorriso.
Qualsiasi cosa fosse, era una cosa buona.
V. Maria M.
Ancora non riesco a capire come poter aiutare una persona che e' in un casino perche' africano fuori dall'Africa, che da skype si riaffaccia una vecchia conoscenza e la sua tragedia (personale e del suo paese) di africano intrappolato nell'Africa dell'ebola...
...e un mio collega mi dice che un ministero qui chiede il nostro supporto per vedere come meglio spendere 900.000$ di un grant in tre mesi per uno studio sulla vulnerabilita...
...ma dico, posso mai non essere incazzata nera furiosa?!
Un uomo
Racconto quello che ho visto, lo racconto perché mi ha colpito e commosso.
Una musica dolcemente malinconica si diffondeva e s’insinuava tra le vie semideserte del borgo creando un’atmosfera dal sapore nostalgico di tempi passati.
Un uomo con una fisarmonica camminava lentamente suonando melodie sconosciute.
Si avvicinava alle porte delle case sperando in un qualche gesto di generosità, ma le porte non si aprivano, le tende non si spostavano e le finestre sembravano sigillate come a voler difendere gli abitanti dal resto del mondo.
O il resto del mondo dagli abitanti.
Quando arrivò davanti al piccolo supermercato, si fermò.
Continuava a suonare una musica che solo lui conosceva, non chiedeva niente, sperava e basta.
I lineamenti del suo viso, il colore della sua pelle e quella musica sconosciuta dicevano chiaramente che non era del posto, che arrivava da paesi lontani, che non era “dei nostri”.
Ma un Uomo è un Uomo, da qualsiasi parte del mondo provenga.
E la gente che usciva dal negozio lo schivava e lo ignorava, per loro Lui non esisteva.
Credo non ci sia niente di peggio che sentirsi invisibili agli occhi della gente, eppure, per Lui, doveva proprio essere così.
Lui e la sua musica non esistevano.
La porta automatica si aprì per l’ennesima volta lasciando passare un’anziana signora che tirava faticosamente una borsa con le ruote.
L’anziana signora lo vide, e sentì anche la sua musica, gli si avvicinò.
La musica si fece più leggera, i due parlarono per qualche minuto.
La signora prese un borsellino dalla tasca del cappotto ed allungò una moneta al suonatore.
Lui la guardò, fece un sorriso e con mano incerta le fece capire che non voleva nulla.
Chissà cosa si erano detti, chissà chi dei due aveva più bisogno di qualche cosa.
Si allontanarono per strade diverse, col sorriso sulle labbra e gli occhi umidi di uno strano riflesso.
Si allontanarono soli e poveri come prima, ma sicuramente con qualche cosa di più nel cuore.
Un Uomo è un Uomo.
Giovanni Perlini
Oggi propongo la delicata esperienza inviataci dal signor Perlini invece dell’ennesima interpretazione sui risultati elettorali. Un po’ così, un po’ per non soffocarci di politica.
Scritto martedì, 25 novembre, 2014 alle 07:14 nella categoria Lettere e risposte. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.
Una musica dolcemente malinconica si diffondeva e s’insinuava tra le vie semideserte del borgo creando un’atmosfera dal sapore nostalgico di tempi passati.
Un uomo con una fisarmonica camminava lentamente suonando melodie sconosciute.
Si avvicinava alle porte delle case sperando in un qualche gesto di generosità, ma le porte non si aprivano, le tende non si spostavano e le finestre sembravano sigillate come a voler difendere gli abitanti dal resto del mondo.
O il resto del mondo dagli abitanti.
Quando arrivò davanti al piccolo supermercato, si fermò.
Continuava a suonare una musica che solo lui conosceva, non chiedeva niente, sperava e basta.
I lineamenti del suo viso, il colore della sua pelle e quella musica sconosciuta dicevano chiaramente che non era del posto, che arrivava da paesi lontani, che non era “dei nostri”.
Ma un Uomo è un Uomo, da qualsiasi parte del mondo provenga.
E la gente che usciva dal negozio lo schivava e lo ignorava, per loro Lui non esisteva.
Credo non ci sia niente di peggio che sentirsi invisibili agli occhi della gente, eppure, per Lui, doveva proprio essere così.
Lui e la sua musica non esistevano.
La porta automatica si aprì per l’ennesima volta lasciando passare un’anziana signora che tirava faticosamente una borsa con le ruote.
L’anziana signora lo vide, e sentì anche la sua musica, gli si avvicinò.
La musica si fece più leggera, i due parlarono per qualche minuto.
La signora prese un borsellino dalla tasca del cappotto ed allungò una moneta al suonatore.
Lui la guardò, fece un sorriso e con mano incerta le fece capire che non voleva nulla.
Chissà cosa si erano detti, chissà chi dei due aveva più bisogno di qualche cosa.
Si allontanarono per strade diverse, col sorriso sulle labbra e gli occhi umidi di uno strano riflesso.
Si allontanarono soli e poveri come prima, ma sicuramente con qualche cosa di più nel cuore.
Un Uomo è un Uomo.
Giovanni Perlini
Oggi propongo la delicata esperienza inviataci dal signor Perlini invece dell’ennesima interpretazione sui risultati elettorali. Un po’ così, un po’ per non soffocarci di politica.
3 commenti a “Un uomo”
V. Maria M. scrive:
La musica.Chissà cosa prova il suonatore, quando accarezza i tasti o pizzica le corde del suo strumento.
Lo vediamo spesso ad occhi chiusi, l’espressione lontana, come fosse in un altro mondo.
Ed in un altro mondo ci porta, con le melodie che sparge intorno a sè.
Mi sono sempre chiesta come faccia a tirar fuori da uno strumento tanta meraviglia, io che con le mani non so fare nulla.
E lo invidio.
Lui con le mani sa far sognare, tanto che i sogni sembrano veri.
Sa unire la gente, quella più diversa, quella più lontana.
Non c’è competizione fra gli ascoltatori, si ascolta, ci si commuove, ci si diverte. Tutti assieme.
A teatro, negli stadi, per la strada.
Chissà cosa si sono detti, il suonatore e l’anziana signora.
Qualsiasi cosa fosse, ha strappato ad entrambi un sorriso.
Qualsiasi cosa fosse, era una cosa buona.
V. Maria M.
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